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Il mio lavoro è dare forma al tuo sogno di casa su misura...

Benvenutə

se sei alla ricerca della tua casa ideale saprai bene quanto la questione possa essere complessa: mille idee e desideri che si scontrano con infiniti vincoli burocratici, costi imprevisti, leggi e normative. 

In pratica trasformare il tuo sogno in realtà potrebbe sembrarti un labirinto senza uscita!

Non preoccuparti, perché io posso far realizzare il tuo sogno seguendoti durante tutto il percorso, dal sopralluogo preliminare dell'immobile, alla progettazione degli spazi, alla scelta dei materiali e delle tipologie di arredo più funzionali per valorizzare e sfruttare al meglio ogni stanza, fino alla conclusione dei lavori di ristrutturazione o di nuova costruzione, in modo tale da creare ambienti "su misura" in cui tu possa veramente sentirti bene a casa tua.

Questo risultato sarà raggiunto con un percorso che partirà dall'ascolto dei tuoi desideri e delle tue esigenze per realizzare un progetto che li soddisfi completamente e proseguirà seguendo costantemente lo stato di avanzamento dei lavori, per liberarti da ogni ansia riguardante, sia la risoluzione di tutte le difficoltà e gli imprevisti che potranno presentarsi, sia l'eliminazione degli eventuali "tempi morti" che potrebbero rallentare la loro esecuzione.

Ti invito a guardare alcune delle mie ultime realizzazioni, per mostrarti i risultati concreti del mio lavoro.

Sono a tua disposizione per un colloquio conoscitivo e per una consulenza preliminare di inquadramento riguardante il percorso progettuale che vuoi intraprendere, oppure per analizzare la situazione edilizia-urbanistica, catastale o burocratica che devi affrontare per un immobile di tuo interesse o di tua proprietà.



ARTICOLO

<< L'architettura deve durare, non stupire >>

scritto da Annarita Cacciamani | 29 Settembre 2025


Mi presento...

Carignanese da generazioni, vivo in paese, dove ho lo studio, e lavoro in tutto il circondario del torinese.

Fin da quando ero bambino ho sempre avuto la passione per la creazione di spazi e architetture per i mondi immaginari dei miei giochi: passavo ore a costruire ambientazioni e scenari in cui muovere i miei personaggi, ritagliando scatoloni e usando qualsiasi materiale riuscissi a reperire in casa. Posso senz'altro dire che i Lego siano stati il mio gioco preferito!

Crescendo ho deciso di seguire questa inclinazione naturale nel modificare e creare spazi e architetture, orientando i miei studi in questa direzione.

Diplomato geometra nel 2012 presso I.I.S. Erasmo da Rotterdam di Nichelino, dopo qualche mese di lavoro presso un agenzia immobiliare ho intrapreso il percorso di studi in Architettura presso il Politecnico di Torino conseguendo la Laurea Magistrale in Architettura costruzione città nel 2019 e, nel 2020, l'abilitazione alla professione di Architetto. Nello stesso anno mi sono iscritto all'Ordine degli Architetti di Torino con il n.10471.

Durante il corso dei miei studi e nei primi anni di lavoro come libero professionista ho avuto la fortuna e il piacere di instaurare collaborazioni, che durano tutt'ora, con l'Arch. ALCIATI Anna ed i Geom. SAPINO Giuseppe e PEDERZANI Fabio, che hanno contribuito alla mia formazione e hanno plasmato il mio personale approccio pragmatico/tecnico e umano sia alla progettazione, sia alle relazioni interpersonali legate al mondo della professione.

Ad oggi i miei sforzi sono volti ad apprendere ogni giorno nuove conoscenze e competenze attraverso un costante percorso di formazione ed aggiornamento professionale, per dare ai miei clienti le migliori risposte progettuali e le migliori soluzioni tecniche e burocratiche alle loro richieste.

... Se oggi ho imparato qualcosa di nuovo non è un giorno sprecato ... è un mantra che mi ripeto quotidianamente.


Testimonianze

"Non si può pensare un'architettura senza pensare alla gente."

                                                                                       Richard Rogers

Maria

L'anno scorso, l'Architetto Carlo Crivello, ha seguito la mia pratica per la vendita del mio alloggio. Persona molto preparata, scrupolosa, precisa e molto disponibile. 

Carlo Emanuele Crivello: «L'architettura deve durare, non stupire»

scritto da Annarita Cacciamani | 29 Settembre 2025

L'architetto torinese invita a superare la ricerca del "wow effect" per riscoprire la dimensione quotidiana dell'abitare, con soluzioni semplici, funzionali e durature, capaci di adattarsi nel tempo e accompagnare la vita delle persone.

Quella di Carlo Emanuele Crivello, torinese, è un'architettura fatta di scelte quotidiane, di piccoli interventi ben pensati, di ascolto e attenzione al contesto. Nessuna rincorsa all'effetto spettacolare, nessuna smania di visibilità: il progetto, per lui, è prima di tutto uno strumento di relazione con le persone, con i luoghi, con il tempo.

Quali sono stati i passaggi fondamentali della sua formazione e della sua crescita professionale?

La mia formazione è stata fortemente influenzata da due figure chiave: l'architetta Anna Alciati e il geometra Giuseppe Sapino, che è anche mio suocero. Mi hanno trasmesso un sapere ampio e profondo, dalla tecnica alla gestione di cantiere, fino agli aspetti psicologici e relazionali della professione, come il rapporto con il cliente. Un'altra figura importante è stata il geometra Fabio Pederzani, specializzato nella parte più tecnica e burocratica, soprattutto in ambito catastale e successorio. A queste esperienze si sono aggiunti tre momenti significativi: un brevissimo passaggio in uno studio di ingegneria, dove ho capito subito che il mio percorso sarebbe stato autonomo, poi un'esperienza come impiegato tecnico presso una struttura sociosanitaria a Torino, che mi ha fatto toccare con mano le dinamiche della manutenzione edilizia e della gestione interpersonale. Infine, una supplenza nella scuola media. Insegnare mi ha insegnato ad ascoltare, spiegare, sintetizzare.

Come si costruisce oggi un dialogo autentico tra architettura e paesaggio urbano?

Idealmente, il dialogo dovrebbe partire dal coinvolgimento della comunità in ogni fase del progetto. Purtroppo, questo è spesso irrealizzabile, soprattutto nel privato. Il mio compito, allora, è quello di trovare un equilibrio tra gli interessi del committente e le ricadute etiche, sociali ed estetiche dell'intervento. Anche un semplice muro di cinta può fare la differenza: può contribuire alla qualità del paesaggio o comprometterlo. L'architettura ha sempre un impatto sul contesto: domandarsi se stiamo costruendo qualcosa che arricchisce il quartiere dovrebbe essere parte integrante del mestiere.

Che importanza ha oggi la composizione in un'epoca dominata dall'immagine e dalla performance?

Viviamo in un tempo dove l'"effetto wow" è molto ricercato, anche per motivi promozionali e visibilità sui social. Ma bisogna avere il coraggio di non inseguire a tutti i costi la spettacolarizzazione. L'architettura è anche, e soprattutto, un atto quotidiano. L'estetica spinta può penalizzare la funzionalità. Faccio un esempio: un divano in pelliccia bianca può stupire, ma diventa impraticabile con bambini o animali. Lo stesso vale per certi colori, certe configurazioni spaziali come gli open space assoluti, che vanno benissimo per una coppia, ma non reggono quando arriva un figlio. La composizione deve prevedere il futuro. Una villetta con studiolo al piano terra, se pensata come camera matrimoniale, può essere adattata con il tempo senza costringere a cambiare casa. Il buon progetto è quello che sa cambiare insieme a chi lo abita.

Parliamo del ruolo degli infissi: come affronta questo tema nelle ristrutturazioni?

Gli infissi sono un elemento a cui dedico sempre molta attenzione. Quando possibile, cerco di massimizzare le aperture per aumentare la luce naturale. Ma ogni situazione è diversa: ad esempio, in edifici storici con murature in terra cruda, non ha senso installare serramenti super performanti perché il calore si disperderebbe comunque. Dal punto di vista estetico, spingo sempre per una scelta consapevole: si tende a investire molto in cucine, piastrelle o controsoffitti, ma poi si sceglie il serramento più economico. Eppure, è un elemento durevole, visibile, e può incidere molto sull'eleganza complessiva dello spazio. Un infisso ben disegnato, con profili sottili e finiture curate, fa davvero la differenza. Anche nella qualità della luce.

Qual è la sua icona urbana? C'è un luogo che considera un riferimento imprescindibile?

Non ho un'icona celebrata da manuale. Preferisco fare riferimento a esempi quotidiani di "buon costruito". Uno su tutti: un complesso edilizio ad Andora, in Liguria. Si tratta di palazzine molto semplici, costruite per essere vendute, ma disposte in modo tale da creare una corte interna piacevole, quasi un giardino. Una piccola piazza che accoglie e dà senso di casa ancor prima di varcare la soglia. Per me, un'icona è un luogo che genera senso di appartenenza, di bene comune. Che invoglia a prendersene cura. L'opposto di quei contesti cacofonici, pensati solo per il traffico e non per le persone.

In che direzione si sta muovendo secondo lei l'architettura urbana? Cosa dovrebbe recuperare – o abbandonare – per tornare a essere uno strumento di costruzione collettiva del futuro?

Percepisco una tendenza pericolosa verso l'innovazione fine a sé stessa: materiali nuovi, tecnologie avanzate, soluzioni d'impatto… ma con scarsa durabilità. Penso ad esempio ai cappotti termici: efficientissimi sulla carta, ma fragili in presenza di eventi climatici estremi. Non è raro vedere danni da grandine già dopo pochi anni. Per questo, sostengo una sorta di "decrescita critica": tornare a usare materiali tradizionali e tecniche consolidate, che durano nel tempo. Una muratura stratificata ben progettata può raggiungere eccellenti prestazioni energetiche, con una durata che supera i 50 anni. Ecco, più che rincorrere l'efficienza a breve termine, l'architettura dovrebbe tornare a occuparsi di durata, semplicità, responsabilità.


Arch. CRIVELLO Carlo Emanuele  O.A.T. 10471

Telefono | 345 212 34 78

E-mail | dr.cec_office@yahoo.com


Ufficio | Via Zappata n.25 - Carignano (TO) CAP 1004

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